LA NOTA IMPROBABILE
(dedicato a Rosario Giuliani)
Dicono che esista un’isola, un’isola che non è segnata sulle carte nautiche, e nessuno sa bene esattamente dove sia.
Capita ai naviganti di scorgerla di lontano, a volte, quando la loro nave esce da una brutta tempesta.
Talvolta al tramonto, avvolta di nubi rossastre.
Talvolta all’alba, lontana ed evanescente, ancora avviluppata di sogno.
Nessuno però ha mai attraccato nelle sue rade. Nessuno ha camminato nella frescura della sua vegetazione.
Non da sveglio, almeno.
Molti invece ci sono capitati in sogno. O meglio, in quella terra di nessuno che è la veglia quando comincia a confondersi col sogno, quando i pensieri del giorno s’avviano verso strade improbabili.
Ecco, a metà strada fra veglia e sogno, lì sta l’isola fatata.
Dicono anche che in quell’isola si scateni, una volta l’anno, una grande tempesta d’acqua e di vento. Le nuvole gonfie di pioggia s’aprono sulla folta vegetazione e lasciano andare il loro prezioso carico d’acqua.
Prezioso, sì. Perché quella pioggia non è solo normale vapore acqueo condensato, non è solo evento atmosferico.
Quella pioggia, infatti, contiene musica.
Si dà il fatto che, anche se nessuno se ne ricorda ormai più, la musica venga dal mare, dall’acqua, come la vita stessa, del resto. Il mare contiene ogni nota. Non le sette note fondamentali delle scale maggiori, non quelle delle scale minori, non le scale doriche, lidie, blues e quant’altro. Il mare contiene tutte le note, proprio tutte, in un’unica scala infinita che comprende ogni possibile variazione, una progressione continua, quasi impercettibile.
Ed è da questo immenso tesoro che le sirene traggono i loro melodici incantamenti, perdendo i naviganti in sogni senza fine.
Avete mai provato a sostare sotto una pioggia lieve d’autunno? Restando fermi, e silenziosi, ad assorbire le gocce una ad una, senza spostarvi, senza contrarvi, al contatto con l’acqua, come gatti scontrosi. Non v’è parso allora di avvertire una musica sottile? E quando s’odono tuoni e fulmini, a precedere un violento temporale d’estate, non v’è parso di assistere al principio d’un concerto? Come quando i musicisti si preparano, e accordano gli strumenti, riempiendo l’animo dell’ascoltatore di una quieta trepidazione, una tensione che s’apre in varchi di gioia selvaggia quando finalmente la musica comincia, e il temporale scroscia… Ebbene, quella è musica, musica del principio, musica del mare.
Se siamo intonati, se possiamo canticchiare melodie, farle risuonare con uno strumento, lo dobbiamo al fatto che prima o dopo, nella nostra vita, abbiamo assorbito gocce di quel vapore musico, sono entrate a far parte di noi, e si sono mescolate ai nostri sogni e ai nostri pensieri.
Ma ciascuno di noi, camminando sotto la pioggia di musica, riesce ad assorbire solo una parte delle infinite note, una piccola parte. Chi ne ha assaporato una più ampia varietà sarà più intonato degli altri, avrà un animo più sensibile, più ricco di suoni. Chi non si è mai bagnato di questa magica mistura sarà viceversa stonato come una campana. Ma nessuno mai riesce a comprendere in sé tutti gli infiniti suoni, anche a voler sostare sotto la pioggia tutta la sua lunga vita.
A meno che…
Ci sono persone che sembrano accogliere in sé tutta la magia della musica. Vivono di pioggia? Certamente no. E allora?
Allora… allora vi svelerò un segreto.
Esiste una nota, un’unica nota, la quale raccoglie in sé tutti i suoni dell’universo, tutte le possibili combinazioni, ogni melodia nota o sconosciuta, ogni impercettibile variazione di suono. Questa nota si chiama “la nota improbabile”.
Non è facile imbattersi nella nota improbabile, essa cade solo nell’isola fatata di cui narravo prima, quell’isola che sorge a metà strada fra il sogno e la veglia.
Si forma solo una volta l’anno, nella grande tempesta che s’abbatte sull’isola.
Sale, tenue vapore, dalle profondità del mare, si gonfia e si addensa in minuscola nuvola, e poi si lascia cadere, lieve. Ed è davvero raro che vada a colpire qualche essere umano. Più spesso si perde nel mare stesso che l’ha generata, o penetra nel terreno soffice, o scivola su un filo d’erba, o si ferma su una foglia concava a formare una luminosa lacrima, persa e dimenticata.
Ma talvolta, talvolta capita che un uomo si trovi proprio lì dove la goccia cadrà, nella tempesta, sull’isola fatata, perso nel vago viluppo di sogni e desideri. E capita che, quasi senza accorgersene, venga bagnato dalla nota improbabile.
Ed è allora, solo allora, che diventa un vero artista.
Alcuni fra i più grandi musicisti della storia hanno accolto e custodito la nota improbabile.
Fra gli altri, un giorno, un uomo, di nome Rosario…