C’era una volta un marinaio, che aveva navigato in tutti i mari del mondo, ed aveva viaggiato talmente a lungo da dimenticare il luogo dal quale era partito, la sua patria, ed ora il mare era la sua casa.
Navigava sulla sua goletta di legno, con le vele spiegate quando il vento vigoroso le gonfiava. Quando il soffio calava, gettava l’ancora e si riposava, dormiva e sognava ancora di viaggi e di avventure. O vegliava, e guardava il mare cupo e profondo, e con voce melodiosa parlava ai pesci incantandoli con le sue storie.
Una volta l’anno solcava i Mari del Sud, e sul secondo scoglio ad ovest dell’isola di Tukamoto trovava ad attenderlo la sirena Shaluna, che in una notte di amore tenero ed appassionato lo compensava di un anno di solitudine.
Ma una notte – tra il 24 ed il 25 dicembre dell’anno 0 – la goletta solcò il mare veloce e leggera, e non si fermò al secondo scoglio, ma proseguì oltre, passò il terzo, il quarto e perfino il quinto scoglio, e si allontanò silenziosa nell’oscurità. Il marinaio dormiva, ed il canto d’amore di Shaluna non aveva potuto svegliarlo.
Navigò, la goletta senza nocchiero, fino ai confini del mare, fino all’orizzonte, dove il mare grigio si unisce al grigio cielo, e proseguì la sua agile corsa, solcando il cielo stellato.
Molto sorpreso fu il marinaio, al suo risveglio, di trovarsi in simile mare, cupa e densa distesa nella quale la chiglia della sua nave apriva dolorose ferite: magiche scie luminose che lentamente si richiudevano, lasciando nell’animo del marinaio lo struggimento dell’estrema bellezza, appena intravista e mai posseduta.
Il marinaio prese il timone, e con determinazione si avvalse della sua grande maestria per evitare che la prua della sua nave si infrangesse sulle stelle piccole e grandi che come pericolosi iceberg navigavano in quel mare denso. Ma troppo tardi vide l’enorme luminosa stella che mandava disperati bagliori di morte, e la sua goletta cozzò violentemente contro la stella cometa, e ne mutò irrimediabilmente il corso. Quella stella annunciava un grande evento, la nascita di un bambino prodigioso, e re e pastori di ogni luogo ne seguivano la scia per giungere al cospetto del bambino. La stella era diretta verso il polo Nord, ed annunciava la nascita di Babbo Natale. Per effetto dell’urto con la goletta mutò rotta e si diresse verso Betlemme, e le genti che la seguivano giunsero ad una capanna di falegnami, e tributarono gli onori dovuti a Babbo Natale ad un bambino di nome Gesù.
Il resto della storia è noto, dai martiri alle crociate, dal Vaticano a Papa Woityla. Ma nessuno sa che, se non fosse stato per quel marinaio assopito, oggi Gesù bambino porterebbe doni ai bambini viaggiando su di una slitta trainata da cammelli (eh, sì, cammelli: in Palestina le renne scarseggiano…), e Babbo Natale occuperebbe il posto d’onore nei presepi natalizi.
Il che forse non farebbe poi una grande differenza…O forse ne farebbe moltissima perchè… chi mai combatterebbe una guerra santa nel nome di Babbo Natale?